I vecchi Tolkieniani D.o.c. come il sottoscritto guardano con un misto di soddisfazione da una parte, perplessità e sospetto dall’altra, la “massificazione” del fenomeno Signore degli Anelli avvenuta degli ultimi tre anni con l’uscita della trilogia cinematografica di Peter Jackson.

Ed è curioso pensare che lo stesso atteggiamento aveva assunto il prof. Tolkien verso quello che lui stesso definiva “il mio deplorevole culto”, quando negli anni ’70 nella metropolitana di New York si trovava “Frodo Lives” (Frodo vive) scritto sui muri e quando gli hobbit vennero presi a modello di vita da tutta la generazione Hippy, e quando un libro scritto come continuazione di una storia per ragazzi (il delizioso “Lo Hobbit”) divenne per passa-parola il più straordinario successo editoriale del secondo dopoguerra.

Ma gli appassionati di ultima generazione devono capirci: dopo anni passati a dichiarare la propria convinzione circa l’importanza culturale dell’opera Tolkieniana, guardati un po’ con curiosità mista a disprezzo, qualche volta anche tacciati o di infantilismo o di estremismo politico (perché un libro debba per forza essere letto in chiave politica, è un mistero molto italiano su cui ancora mi arrovello), un po’ di scorza dovevamo farcela per sopravvivere…

…Un po’ come gli utenti Mac!


La scritta troneggia ormai dal 2001 nella hall del maggiore aereoporto neo-zelandese ed effettivamente gli scorci naturali della Nuova Zelanda, mostrati nel film ispirato al libro di maggior successo scritto da Tolkien, ne hanno sancito l’elezione ad ultima terra dalle caratteristiche “europee” salvata dall’invasione dell’uomo.
Ma questo mi da’ da pensare: perché la Terra di Mezzo, al di la’ del fascino indiscusso della storia e dei personaggi, e anche dei valori senz’altro positivi in essi rappresentati, attira milioni di persone come “Mondo a sé stante”, tanto da far sentire al lettore il bisogno di rientrarci, o leggendo anche le altre opere di Tolkien (il Signore degli Anelli è solo la punta di un iceberg, l’ultimo capitolo di un legendarium che abbraccia 25 mila anni di storia di un intero mondo, a partire dalla sua creazione attraverso la musica), o cercando di contibuire in qualche modo allo sviluppo artistico della Terra di Mezzo?
Come mai tanti musicisti, non ultimo il sottoscritto, e pittori, scrittori, scultori, ballerini e coreografi, registi e sceneggiatori si sono ispirati a questo Universo che, per quanto descritto meticolosamente fino ad avere un’autocoerenza perfetta (a partire dalle lingue con la loro grafia, pronunzia e regole grammaticali fino agli alberi geneaologici), resta comunque un mondo fantastico, inventato?
La risposta è – ingannevolmente - semplice: la Terra di Mezzo è il nostro mondo, riletto attraverso gli occhi del mito (e l’uomo moderno, cui è stato negato, agogna al mito), con la sua bellezza e profondità, con la sua forza e la sua inquetudine.


Ecco allora che un articolo come quello che state leggendo inizia ad avere un senso, al di là delle semplici associazioni.
Ma attenzione: Tolkien detestava l’allegoria, quindi non sto affermando che fra la nostra “realtà” e quella letteraria del Signore degli Anelli esista un semplicistico rapporto uno-ad-uno del tipo Sauron (signore del male) = Hitler o Stalin (o Bill Gates :-), o Unico Anello = Bomba Atomica. Sono associazioni lecite, tanto che lo stesso Tolkien scriveva il 24 ottobre 1952 “mi dispiace dover far notare che la nuvola gonfia creata recentemente non segna la caduta di Barad-dur [il reame di Sauron, NdA], ma è stata prodotta dai suoi alleati - o perlomeno da persone che hanno deciso di usare l’Anello per i propri (naturalmente ottimi) scopi.”
(1) Ciò comunque non gli impediva di invitare i lettori della sua opera a non confondere la rigida - e per lui moralistica - allegoria con “l’applicabilità” storica propria di ogni racconto ben scritto.
Questo anche per chiarire che vorrei andare un poco oltre le facili asserzioni “buoni = Mac e cattivi = PC”, anche se la tentazione è forte.
Torniamo alla Terra di Mezzo. Tolkien non aveva un buon rapporto con la tecnologia. Innamorato dell’Inghilterra della sua Infanzia, certo molto più verde e pulita di quella che seguì, ebbe la sfortuna di assistere al periodo peggiore della trasformazione industriale, vedendo rovinare l’ambiente naturale senza alcun criterio. Come professore di lingua e letteratura anglosassone presso l’università di Oxford e come scrittore, Tolkien apprezzava l’uso della macchina da scrivere e del registratore a nastro (esiste su quest’ultimo la leggenda che, dovendo adoperarlo la prima volta, vi recitò sopra il Pater Noster per scacciare eventuali demoni), ma non lo appassionavano certo le macchine in quanto tali, così come gli Hobbit da lui creati: “Ora come allora, non amano macchinari più complessi del soffietto del fabbro, del mulino ad acqua o del telaio a mano, per quanto abilissimi nel maneggiare attrezzi di ogni tipo”
(2)
Nel suo mondo immaginario (o “mondo secondario” come lui stesso amava definirlo), la società industrializzata ben si rispecchia dalla parte dei malvagi: Orthanc più in piccolo (la torre abitata dallo stregone e traditore Saruman), Barad-Dur ben più in grande, ricordano molto da vicino la parte peggiore delle catene di montaggio, di cui il grande Charlie Chaplin ben cantava la disumanizzazione nel suo film “Tempi Moderni”
(3), o gli spaventosi paesaggi sociali descritti da Orwell in “1984” (4) e che, molto tempo prima, erano stati teorizzati nell’inquietante Panipticon (5) di Jeremy Bentham. Quelle erano la tecnologia e la modernità che Tolkien aveva conosciuto, e quindi detestava.


Nonostante ciò, nella Terra di Mezzo troviamo una scienza avanzatissima e allo stesso tempo vicina alla natura: quella degli Elfi, e in parte anche quella degli stregoni e degli uomini. Seguendo il principio sancito dal grande scienziato e scrittore Arthur C. Clarke, ovvero che “ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia”, possiamo affermare che quella che nel linguaggio del mito viene chiamata, appunto, magia, non è altro che l’applicazione di una profonda conoscenza che, nel caso degli Elfi tolkieniani, assume un aspetto particolarmente positivo e luminoso.
Loro stessi, nella figura di Galadriel, Dama Elfica di antica stirpe e regina del regno di Lothlòrien (letteralmente Fior di Sogno), dove alberi sempreverdi con foglie color oro e argento crescono ad altezze vertiginose per ospitare le abitazioni, ci rimproverano della nostra confusione di termini: “Questo è ciò che la tua gente chiamerebbe magia, suppongo; non comprendo tuttavia ciò che intendono dire, poiché sembra che adoperino la stessa parola anche per gli inganni del nemico.”
(6) Quasi un richiamo alla tematica, sempre attuale, dell’etica scientifica e dei danni derivati dall’applicazione sconsiderata della tecnica senza rispetto per gli equilibri del mondo.
La loro è una scienza che invece tende a conservare e migliorare la natura, ma non disdegna di fornire sistemi di visualizzazione che superano le barriere spazio-temporali (lo Specchio di Galadriel), meccanismi per concentrare e dirigere l’energia (gli Anelli di Potere), interventi di ingegneria genetica (alberi ingigantiti, migliorati nell’aspetto e irrobustiti), materiali intelligenti (i manti elfici che assumono i colori dell’ambiente circostante, le barche elfiche inaffondabili e in grado di superare indenni altissime cascate, la corda elfica che si scioglie al richiamo mentale del suo possessore); una scienza che quando viene insegnata ai più degni fra gli uomini, i Numenoreani, gli Amici degli Elfi, permette loro di produrre opere di ingegneria eccezionali (la torre di Orthanc formata da una pietra scura con proprietà di resistenza superiori al titanio, la città-fortezza di Minas Tirith costruita su sette livelli intorno a uno sperone di roccia), sistemi di comunicazione istantanea (i Palantir, o Pietre Veggenti) e addirittura armi intelligenti (le spade e i pugnali prodotti a Numenor, che si illuminano di una luce blu per indicare la vicinanza degli orchi).
Quindi, seppure nel linguaggio del mito, è evidente che gli elfi, i priminati, che nella mitologia tolkieniana sembrano rappresentare la parte più “alta” dello spirito umano, pur nel loro sviscerato amore per la natura, pur nella loro tendenza di immortali alla cristallizzazione di ciò che amano, sviluppano una tecnologia di altissimo livello, anche se razze meno sapienti la definiscono magia. Da parte sua, la scienza degli stregoni non è da meno: Gandalf, l’essenza stessa della saggezza e della sapienza nel libro, è capace di creare effetti speciali con i fuochi di artificio che la nostra attuale tecnologia neppure si sogna, o di dirigere fasci di energia pura contro gli esseri delle tenebre.
Se come scienza intendiamo la volontà di capire il funzionamento del mondo, e come tecnologia la volontà di imparare a controllarne gli eventi, seppure nel rispetto di certi equilibri, possiamo tranquillamente concludere che Tolkien amava sia la scienza che la tecnologia.


Dopo ormai 24 anni che studio a fondo e mi ispiro all’opera Tolkieniana, e dopo 12 che utilizzo computer Macintosh per mia consapevole scelta (conosco bene Windows, essendo responsabile di un Help Desk) mi rendo sempre più conto delle numerose corrispondenze negli atteggiamenti di alcune persone verso chi si appassiona a Tolkien e verso chi si appassiona al Mac, e mi sono spesso chiesto perché.
Scriveva nel 1974 Ursula K. Le Guin, grande narratrice di fantastico: “Nessun ideologo, neanche un ideologo religioso, sarà mai contento di Tolkien, a meno che non ci riesca interpretandolo in modo sbagliato. Perché, come tutti i grandi artisti, egli sfugge all'ideologia, dal momento che è troppo veloce per essere preso dalle sue reti, troppo complesso per le sue imponenti semplicità, troppo fantastico per la sua razionalità, troppo reale per le sue generalizzazioni. Non riusciranno a tenere Tolkien in una bottiglia, sotto spirito e con un'etichetta, non più di quanto ci riescano con Beowulf, o con l'Edda, o con l'Odissea.”
(7)….Ma quanto mi ricorda certi passi della campagna Think Different”! (8)
Ecco, penserà qualcuno, adesso questo ci ripropina la solita storia che usare Mac è una filosofia di vita, un modo di essere eccetera eccetera… e altre tiritere da “snobbetto informatico”. Sì e no gli rispondo: il Macintosh è un computer, un mezzo per lavorare, creare e divertirsi. Un computer non può essere una filosofia di vita, ma certamente può rispecchiarne una, così come l’intuitività, la robustezza e la facilità d’uso di una interfaccia di sistema rispecchiano l’intelligenza di chi l’ha progettata.
Allo stesso modo il Signore degli Anelli o altri libri di Tolkien non sono né vogliono essere la “Guida” di nessuno (Tolkien sarebbe inorridito alla sola idea, come scrivevo all’inizio dell’articolo).
Eppure mi viene da pensare che chi legge e apprezza Tolkien da una parte, e chi sceglie consapevolmente di utilizzare Macintosh dall’altra fanno entrambi parte di uno stesso gruppo; un gruppo di persone a cui piace pensare con la propria testa e ciò può risultare fastidioso per chi invece ama lo Status Quo, preferendo che tutti siano uguali o perlomeno la pensino allo stesso modo su dati argomenti (“pensa col mio pensiero”).
Un concetto molto ardito, lo riconosco, eppure ne sono sempre più convinto sulla base della esperienza mia e di molti altri, appartenenti a uno o all’altro (e, anche se più raramente, a entrambi) di questi gruppi. Un concetto che spiega l’atteggiamento talvolta canzonatorio, talvolta apertamente aggressivo che ho spesso con stupore riscontrato da una parte in alcuni ambienti accademici o pseudo-tali, quando parlo della mia passione e dei miei studi e lavori su Tolkien, o quando – orrore! – dichiaro di considerarlo uno dei più importanti autori del XX secolo; dall’altra in alcuni ambienti di lavoro, talvolta in esperti del settore informatico, talvolta in persone non del settore ma comunque convinte di essere ben informate e competenti, quando spiego loro i motivi per i quali preferisco lavorare col Macintosh, e perchè lo considero migliore rispetto a Windows.
E’ interessante notare che in entrambi i casi, tranne rarissime eccezioni, si tratta o di persone che non hanno mai letto seriamente nulla di Tolkien, o di persone che non hanno mai lavorato seriamente con un Mac. Secondo me questo non è un caso, come non è un caso il fatto che in genere chi legge Tolkien con mente aperta lo apprezza, così come chi ha modo di utilizzare sia Windows che Macintosh sceglie quest’ultimo nella maggioranza dei casi.
Naturalmente da questa mia “suddivisione” – che come tutte le generalizzazioni va presa cum grano salis - sono esclusi tutti coloro a cui entrambi gli argomenti non interessano: da una parte chi usa il computer perchè deve, ma senza un particolare interesse, dall’altra chi magari ha visto i film ispirati al Signore degli Anelli o ha sentito parlare di Tolkien, ma non ha mai approfondito l’argomento.
Ma anche chi ne resta fuori, a pensarci bene, è vittima di una cattiva informazione.
O non ha mai sentito parlare nè di uno nè dell’altro argomento, o ha sentito solamente i soliti vecchi clichè: il Macintosh non ha programmi, non è compatibile con gli altri PC, costa troppo, Tolkien è uno scrittore per ragazzi, nelle sue storie il bene e il male sono suddivisi rigidamente, solo le storie “realistiche” possono dire qualcosa di interessante e profondo ai lettori. E così perde due occasioni: di utilizzare un computer migliore e di leggere un buon libro.
Insomma, “Macintoshari” o “Tolkieniani” che siamo, siamo nella stessa barca.
Mal comune mezzo gaudio allora? Forse no, qualcosa finalmente sta cambiando.


Cosa ci affascina tanto del Macintosh? Ci sono due livelli di risposta.
Il primo livello, quello oggettivo, si basa su un elenco di vantaggi operativi rispetto ai Pc con Windows, che non intendo sviscerare qui.
(9)
Il secondo livello, quello soggettivo, mi interessa di più in quanto è l’aspetto più propriamente “umano” del nostro rapporto col Mac, o meglio con l’idea e con le persone che stanno dietro al Mac.
Ma prima vorrei spiegare meglio cos’è l’elficità di cui finora ho accennato.
Gli Elfi della Terra di Mezzo sono ben lontani dalle piccole – e spesso melense – creature cui ci ha abituato la letteratura infantile degli ultimi due o tre secoli. Come già scritto, essi sono i priminati, quelli che per primi hanno aperto gli occhi nel mondo, quando ancora il sole e la luna non erano stati creati. Sono immortali, anche se ferite o malattie possono ucciderli hanno la possibilità di tornare alla vita, dopo un certo periodo di “riposo”, oppure scegliere di restare nelle Terre Imperiture, i reami senza macchia preclusi ai comuni mortali.
(10)
Sono esseri affascinanti, sanno essere allegri come bambini ma anche seri come solamente chi ha vissuto migliaia di anni può essere, hanno un altissimo senso dell’arte, della bellezza e un amore sviscerato per la natura, sopratutto gli alberi. Come ho già scritto in precedenza, hanno una tecnologia non industriale ma di livello elevatissimo e che non disturba nè danneggia l’equilibrio ecologico; una tecnologia ideale quindi, simile a quella che il Macintosh, costruito da un’azienda che tradizionalmente investe il massimo nella ricerca ed è quindi sempre all’avanguardia, rappresenta nel nostro immaginario.
Sembra quasi una coincidenza, ma proprio nei giorni in cui scrivo questo articolo sul sito Apple è stata inaugurata una nuova sezione Environment (ambiente)
(11), in cui viene illustrata la politica seguita per limitare al massimo l’impatto industriale sulla natura e il consumo energetico dei computer Mac, l’uso di particolari materiali riciclabili, la loro lunga aspettativa di utilizzo. Sicuramente già questo aspetto incoraggerebbe gli Elfi tolkieniani a scegliere un Mac come computer, così come la sempre maggior sensibilità dell’utenza a queste problematiche rende una simile politica un ottimo investimento per il futuro, oltre ad essere positiva di per sè.
Ma a mio parere quello che avvicinerebbe di più gli Elfi sarebbe il senso estetico, la bellezza sia del sistema operativo che delle macchine. Chi di noi non ha mai pensato o affermato che i prodotti Apple in genere siano più cool, più sexy? Ed effettivamente se l’aspetto esteriore di un Mac è nettamente più piacevole del 99% della concorrenza
(12) (e non è da sottovalutare, soprattutto se col computer ci passiamo tante ore delle nostre giornate) quando si passa a considerare il sistema operativo non ci sono paragoni.
Windows, per quanto ammorbidito e graficamente migliorato nelle ultime versioni, è sempre stato e resta a mio parere un sistema operativo burocratico, freddo, scostante, con metafore d’interfaccia e procedure non intuitive se non addirittura incomprensibili e una curva di apprendimento nettamente superiore a quella di Mac OsX.
La grafica di OsX non solo è più piacevole e meno stressante anche dopo diverse ore di lavoro (per questo basterebbe una interfaccia simil-mac a rendere più amichevole anche un PC Windows) ma soprattutto sottende un ambiente di lavoro di per sè più naturale e quindi, perdonatemi la licenza, più elfico.
Concludendo, se il computer già di per sè rappresenta un aspetto più creativo della tecnologia, grazie alle possibilità che apre a chi lo utilizza con un minimo di “sale in zucca”, a parer mio – ma non solo – il Mac ne rappresenta la punta di diamante e, ne sono certo, sarebbe piaciuto anche al Prof. Tolkien.


Curiosamente, proprio adesso che, anche grazie al film, Tolkien inizia ad essere uno scrittore conosciuto anche ai non appassionati e riconosciuto pure negli ambienti accademici italiani, un cambiamento simile sembra finalmente avvenire anche nella percezione del Macintosh sia fra gli addetti ai lavori sia che nel mercato consumer.
Dopo che per anni ed anni molti esperti di settore avevano continuamente dichiarato Apple sull’orlo del fallimento, una rivista autorevole e insospettabile come PC World ha dichiarato Mac OsX 10.3 il miglior sistema operativo dell’anno e iTunes il miglior nuovo software per Windows
(13).
Come avrebbe detto il vecchio Gandalf, forse certi eventi erano destinati ad accadere
(14).


Classe 1964, consulente informatico, pianista, compositore, arrangiatore e Mac-User, da molti anni lavora, ovviamente su Mac, a un ciclo musicale ispirato all’opera letteraria di Tolkien, di cui il primo CD, presentato lo scorso 23 marzo con un concerto a Bruxelles presso il Teatro dell’Istituto di Cultura del Consolato d’Italia, e’ uscito in questi giorni.
Altre notizie a partire da:

Leggi anche:

01) J.R.R. Tolkien – La realtà in trasparenza, Lettere 1914-1973, Pag. 188, 1990 Rusconi, Milano

02) J.R.R. Tolkien – Il Signore degli Anelli, Pag. 25, 2003 Bompiani, Milano

03) Charlie Chaplin, Tempi Moderni, 1936

04) George Orwell, “1984”, 1950 Arnoldo Mondadori Editore, Milano. Coincidenza interessante, il leggendario spot scelto dalla Apple per la presentazione del primo modello di Macintosh e diretto da Ridley Scott, il regista di Blade Runner, era ispirato al libro di Orwell. Si può scaricare da http://www.apple.com/hardware/ads/1984/

05) Qualche notizia in più su http://lgxserver.uniba.it/lei/personali/pievatolo/platone/panopt.htm

06) J.R.R.Tolkien, Op. Cit, pag. 407

07) Ursula K.Le Guin – L’occhio Scrutatore, da Il Linguaggio della Notte, 1986 Ed. Riuniti, Roma. Grazie a Soronel per la segnalazione (http://xoomer.virgilio.it/soronel/P00067.html)

08) http://www.apple.com/it/pr/comunicati98/98108emmy.html

09) Chi intende approfondire può partire da http://www.apple.com/it/switch/whyswitch/

10) Qualcuno, non certo Tolkien, ha parlato in proposito di “razza superiore” come se si trattasse di una invenzione pseudo-nazista, ma non è affatto così: nel mondo secondario di Tolkien gli Elfi possono essere sì considerati per alcuni aspetti superiori agli Uomini, ma allo stesso tempo sopportano peggio di noi gli inevitabili cambiamenti del mondo (tanto che alla fine della Terza Era decidono di lasciare definitivamente la Terra di Mezzo). Inoltre la razza degli Uomini è l’unica ad essere stata creata direttamente da Eru, l’unico Dio creatore, mentre le altre razze sono frutto dei Valar, esseri semi-angelici e semi-divini; infine, gli Uomini hanno un ruolo particolare negli equilibri del mondo, conosciuto solo a Lui, oltre a un Suo speciale “dono”: la morte.

11) http://www.apple.com/environment/

12) Ultimamente un dirigente Microsoft lo ha ammesso pubblicamente: http://webnews.html.it/news/2159.htm

13) http://www.macitynet.it/macity/aA18068/index.shtml

14) « Dietro a questo incidente vi era un’altra forza in gioco, che il creatore dell’Anello non avrebbe mai sospettata. È difficile da spiegarsi, e non saprei essere più chiaro ed esplicito: Bilbo era destinato a trovare l’Anello, e non il suo creatore. In questo caso, anche tu eri destinato ad averlo, il che può essere un pensiero incoraggiante ». J.R.R.Tolkien, Op. Cit, pag. 81